<< [...] benvenuto ai "nuovi cittadini del
mondo", immigrati, rifugiati, Rom, che ci stanno pian piano portando verso una società interetnica e interculturale,
una società in cui credere fortemente, e che, con la loro stessa presenza, riportano noi Italiani al centro delle grandi trasformazioni che stanno avvenendo nel mondo.
Ci riportano ad un senso di umanità dimenticata in un paese, l’Italia, che ha già perso la sua memoria storica di
paese di emigranti che hanno patito le stesse sofferenze e combattuto le stesse lotte degli immigrati che oggi vengono in
Italia; di essere stati discriminati; di aver vissuto in 20 in una
stanza; di aver sofferto fame e miseria, e tutto ciò che ne consegue. Spero che presto l’Italia diventi un crogiolo di culture diverse, di gente proveniente da ogni angolo del
pianeta; che vivano insieme e si mescolino, più o meno armoniosamente, convinta, come sono, che la cultura sia un’entità dinamica che dà i frutti migliori quando si arricchisce di nuovi elementi e che, viceversa, decada, invecchi e muoia quando si isola e si richiude in una fortezza inespugnabile.
Non dobbiamo cadere nella tentazione di andare contro l’evoluzione storica.
Attualmente stiamo attraversando una rilevante fase di immigrazione; in
Italia arriva gente che è alla ricerca di una vita migliore per sfuggire alla miseria, come lo sono stati a suo tempo gli Italiani: alla ricerca di una vita migliore, per sfuggire alla miseria.
Questa enorme spinta umana non può essere arrestata tout court, è necessario seguirne l’energia, non opporsi ad essa, cercando di capire cosa sta succedendo per valorizzarne gli aspetti positivi e costruttivi, tentando di eliminare o controllare quelli negativi.
Personalmente sento che questa lotta mi appartiene. Apparentemente non lotto per i miei diritti, ma, come essere umano, come persona sincera e con il senso della giustizia, come antirazzista, mi sento personalmente chiamata a partecipare ai movimenti di protesta per l’ottenimento di niente più di ciò che è giusto.
Benvenga quindi questa umanità, a volte spaesata e disperata, a volte allegra e luminosa, in un paese che di umanità ne ha
bisogno.
La storia umana è sempre stata storia di migrazioni. Le popolazioni sono in continuo movimento da una regione all’altra della Terra.
Oggi soprattutto dal Sud verso il Nord del mondo, dall’Est all’“Occidente”. E’ evidente che la natura umana non è stanziale. E’ migrante. Gli Italiani stessi sono sempre stati un popolo di emigranti. Si calcola che sono circa 60 milioni gli Italiani sparsi per il mondo.
L’immigrazione, al di là degli aspetti certamente problematici, rappresenta una preziosa risorsa per le società e le culture. Da che mondo è mondo, esse si rinnovano grazie ai continui scambi, ai
contatti, alle influenze tra i popoli. E’ così che avviene l’evoluzione. I migranti portano con sé le loro sofferenze ma anche le loro speranze. Tutto ciò arricchisce la cultura delle nazioni in cui decideranno di stabilirsi. Per tutto ciò essi hanno fin d’ora diritto ad un ringraziamento. Spesso, però, con questi spostamenti crescono anche conflitti, paure e insofferenze nei confronti dei nuovi arrivati.
In questi ultimi anni in Italia si sta diffondendo un ingiustificato allarmismo, considerando i dati sull’immigrazione proveniente dai paesi non appartenenti alla Unione Europea, appena più di un milione di presenze, più gli irregolari. Niente a che vedere con paesi come
Germania, Inghilterra, Francia o Olanda. E, nonostante in Italia non ci sia mai stata una tradizione di
razzismo (a parte la breve ma triste parentesi delle leggi razziali del ‘38 sotto il regime
fascista), esiste un non meno insidioso razzismo implicito, indiretto e inconsapevole come pratica quotidiana,
discriminazione sistematica, sfruttamento del lavoro dei clandestini, che è emerso con l’arrivo degli immigrati.
L’immigrazione non è un fenomeno passeggero ed è necessario conoscerne gli aspetti, senza dimenticare le differenze culturali, di tradizione e dei modelli migratori, per poter programmare una politica di interventi mirati.
Gli immigrati sono prima di tutto esseri umani in difficoltà, spesso in bilico fra due culture, sono esseri umani cui andranno riconosciuti i diritti fondamentali della cittadinanza, della partecipazione personale diretta alle decisioni politiche e sindacali attraverso il voto, alla scuola, alle pratiche religiose.
Per affrontare tutto questo è necessaria una legislazione più attenta e meno provinciale in materia di regolarizzazioni, che non sia una legge di chiusura.
E’ assolutamente antistorico voler erigere barriere di difesa dell’opulenza dei pochi contro i
quattro quinti dell’umanità affamata. Il pianeta Terra non ha confini, non ha barriere separatrici. Bisogna permettere un libero passaggio di uomini e donne, idee e cose verso una società interetnica e interculturale.
Un saluto affettuoso a tutti gli appassionati di Malcolm X e della storia
Africana Americana! >>.
Federica Mereu