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El-Hajj Malik El-Shabazz (Malcolm X)


"Islam, rivoluzione e razzismo"


di Federica Mereu

 

I

“…Uomini come Malcolm non nascono spesso, né in gran numero. I nemici del progresso umano beneficiano della sua morte; coloro che per il progresso umano si battono ne sono indeboliti e danneggiati. Ma un pur grave colpo non può annientare la lotta...Il sistema capitalistico non genera solo razzismo, ma anche ribelli al razzismo...” (F. Lovell)

 

Malcolm X, l’Afro-Americano più amato e più temuto, “il nero più arrabbiato d’America” - come si autodefiniva - assassinato nel 1965 a soli trentanove anni per aver voluto “cambiare il mondo”, può essere considerato uno dei più brillanti pensatori rivoluzionari del ventesimo secolo, un leader politico di statura mondiale e di grande carisma.


Da piccolo criminale del ghetto, drogato, uno dei tanti parassiti della ricca società americana, dopo essere “caduto toccando il fondo della società dell’americano bianco”, Malcolm Little diventò uno spirito critico, un grande oratore, un politico di fama internazionale.


E’ molto difficile dire una volta per tutte chi era Malcolm X, un personaggio estremamente complesso, che ha vissuto una continua e sofferta trasformazione della propria visione del mondo, un’ascesa verso una coscienza politica sempre più matura. In tutte le fasi della sua vita, dall’odio alla riconciliazione, ogni volta egli era convinto e sincero, ma solo negli ultimi due anni di vita fu in grado di ragionare in modo autonomo e di uscire dalle prigioni della mente che lo avevano reso cieco. 


La questione dell’identità

Durante gli anni della schiavitù lo spirito dei neri fu completamente spezzato, il loro “orgoglio di razza”, la loro dignità e il rispetto di loro stessi furono distrutti; la conseguenza fu che essi cominciarono a comportarsi come ci si aspettava da loro, secondo lo stereotipo con cui il cosiddetto “negro” veniva rappresentato dai bianchi: un essere inferiore e immorale, “meno che umano”. Una delle conseguenze di questo stato di cose fu la perdita della vera identità di Africani Americani, con una terra d’origine, una storia, una cultura, l’acquisizione di un’identità falsa di cosiddetti “negroes” e l’identificazione con una società che li escludeva e li discriminava.

 

 

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