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La Scheda o il Fucile
VIII
Se reclamate giustizia a Washington è come se andaste a lamentarvi dal criminale responsabile dei torti che avete subito, è come cadere dalla padella nella brace. Sono tutti in combutta fra loro, si servono della truffa politica e ci fanno apparire davanti agli occhi del mondo come dei deficienti. Voi marciate in tutte le città d'America, vi preparate a indossare l'uniforme e ad essere mandati all'estero come dei soldatini di piombo e quando siete là la gente vi domanda per cosa combattete e a voi non resta che mordervi le labbra e stare zitti. No, trascinate lo Zio Sam davanti al tribunale, davanti al mondo!
Quando dico scheda intendo libertà. Non sapete infatti - e qui sono in disaccordo con Lomax - che la scheda è più importante del dollaro? Mi chiedete se posso provarlo? Sí. Ecco, considerate le Nazioni Unite. All'O.N.U. troviamo paesi poveri che tuttavia, se unissero i loro voti, sarebbero in grado d'impedire alle nazioni ricche di fare qualsiasi mossa. Ogni membro ha un voto, un voto uguale e se questi nostri fratelli dell'Asia, dell'Africa e di altre zone della terra abitate da gente di colore si unissero, l'insieme dei loro voti basterebbe a tenere lo Zio Sam sotto controllo. Oppure anche la Russia, o qualsiasi altra potenza. Come vedete, la scheda è lo strumento più importante.
Ora, qui in questo paese ci sono ventidue milioni di afro-americani, perché voi ed io siamo appunto degli africani che vivono in America, nient'altro che degli africani. Eppure esagerereste chiamandovi africani invece di negri, perché quelli non passano i guai che invece passate voi. Non c'è bisogno di approvare leggi sui diritti civili degli africani perché oggi essi possono andare dove vogliono. Se volete provare anche voi, non avete che da mettervi un turbante, da smetterla di essere negri e da cambiarvi il nome in Hoogagagooba. Allora capirete quanto è stupido l'uomo bianco, capirete che avete a che fare con un cretino. Un mio amico dalla pelle molto scura si mise in testa un turbante ed entrò in un ristorante di Atlanta, nella Georgia, prima che quei locali pubblici fossero stati dichiarati aperti ai negri. Si sedette, fu servito e domandò: «Cosa succederebbe se qui entrasse un negro?» Eppure lui, nero come la pece, stava lì comodamente seduto; ma poiché aveva la testa avvolta dal turbante, la cameriera lo guardò e disse:
«Figuratevi se un nigger avrebbe il coraggio di entrare qui dentro!».
Avete a che fare con gente i cui pregiudizi sono talmente radicati da fargli perdere il senno e ogni senso critico. Hanno paura, si guardano intorno e vedono cosa sta succedendo: si accorgono che la ruota della storia si muove nella vostra direzione. I popoli di colore si stanno svegliando, si scuotono di dosso la paura dell'uomo bianco. Dovunque il bianco sta oggi combattendo, non vince più; e dovunque combatte è contro gente che ha il nostro colore della pelle. Sono questi che lo sconfiggono. Non può più vincere; ha vinto la sua ultima battaglia. Non è riuscito a uscir vincitore dalla guerra di Corea. Non poteva. Ha dovuto firmare l'armistizio e questa è una sconfitta perché tutte le volte che lo Zio Sam, con quel suo formidabile apparato bellico, è costretto a ritirarsi di fronte a dei mangiatori di riso, ha perduto la battaglia.
E' stato costretto a firmare l'armistizio. Nessuno si aspetterebbe che l'America firmasse armistizi. Da essa ci si aspetta che svolga il suo ruolo di cattiva, ma ormai non lo è più. Lo è solo finché può fare ricorso alla guerra nucleare, ma ciò non le è possibile per timore che la Russia faccia altrettanto. Lo stesso si può dire della Russia e perciò tutte e due queste superpotenze sono inermi. Non possono adoprare l'arma nucleare perché le bombe dell'uno sarebbero bilanciate dagli effetti delle bombe dell'altro. Perciò l'unico settore in cui possono svolgersi le guerre è quello terrestre e l'uomo bianco non può più vincere in un tal genere di combattimento. Quell'epoca è ormai passata e i negri, i gialli e tutti gli altri uomini di colore lo sanno. E' per questo che essi lo impegnano con la guerriglia, che non è il suo metodo. Ci vuole un gran coraggio per combattere la guerriglia e il bianco di coraggio non ne ha, ve lo dico io.
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