El-Hajj Malik El-Shabazz (Malcolm X)
"Islam, rivoluzione e razzismo"
IX
Dopo aver viaggiato e aver visto realtà diverse da quella americana, egli si rese conto che il razzismo non è affatto un sentimento naturale dell’essere umano, un fenomeno presente in ogni società e in ogni cultura, ma al contrario è un’“invenzione” che ha storicamente legittimato la sopraffazione umana.
“Il razzismo nasce e si sviluppa storicamente negli Stati Uniti per agevolare a livello socio-psicologico - come scrive O.C. Cox - lo sfruttamento intensivo delle masse nere nelle piantagioni sudiste; costituisce...la sovrastruttura ideologica di tale sfruttamento...
Come ha detto Frantz Fanon,...il razzismo è parte integrante...dello sfruttamento spudorato di un gruppo di uomini da parte di un altro gruppo che ha raggiunto uno stadio di sviluppo tecnologico più avanzato...” [Martinelli e Cavalli, 1971: 19].
Il razzismo quindi non è pensabile come “malattia dell’immaginazione umana” - come lo definì Frederick Douglass nel 1855 - né il frutto di “una crisi morale” - come lo definì Kennedy nel 1963 in un accorato appello alla nazione - né un fenomeno casuale, né un sentimento naturale dell’essere umano, né un male necessario; esso è al contrario una componente strutturale ineliminabile del modo di produzione capitalistico e della politica imperialistica, è la sua sovrastruttura ideologica, la Weltanschauung del dominio, il suo principale e più efficace strumento, su cui poi si produce e riproduce la “cultura del razzismo”.
Considerate le fondamentali motivazioni di ordine economico che sottendono il razzismo, potrebbe essere utile analizzarlo facendo riferimento alla teoria del materialismo storico elaborata da Marx ed Engels. Esso muoveva dalla tesi secondo cui le produzioni spirituali degli uomini sono determinate “in ultima istanza” dalla struttura economica di una società, la “base reale” su cui si eleva una corrispondente sovrastruttura ideologica che giustifica l’ordine sociale esistente. Ogni forma ideologica non è mai autonoma, ma il riflesso e la giustificazione della base economica. Secondo questa prospettiva, il razzismo è l’ideologia dell’economia
capitalistica.
Oggi alcuni intellettuali americani stanno riscoprendo Marx. Cornell West, il più popolare intellettuale nero contemporaneo degli Stati Uniti, è convinto che il marxismo sia un metodo critico indispensabile per analizzare le contraddizioni del modello americano e per interpretare il razzismo come maschera di una lotta di classe. E all’obiezione che Marx non si occupò del problema della “razza”, West risponde:
“...I suoi concetti funzionano lo stesso. La maggior parte dei neri è costituita da lavoratori salariati...Se la società arretra sono loro i primi ad arretrare, non solo perché sono neri, ma proprio a causa del posto che occupano nella scala sociale. E’ una realtà che spesso non viene colta perché la si esamina solo nell’ottica razziale” [“L’Espresso” 16 Gennaio 1997]. “Se si vuole discutere seriamente di ‘razza’ negli Stati Uniti, bisogna cominciare non dai problemi della gente nera, ma dalle carenze della società statunitense...” [Cartosio 1995: 13].
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